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Fisco, verso un allargamento del forfait per 500 mila partite Iva


news del 05/07/2018

 

Un forfait ancora più ampio in grado di “intercettare” circa 500mila professionisti; nel cantiere delle norme allo studio del nuovo Governo si aggiunge anche un pacchetto dedicato alle partite Iva

Un anticipo di quella flat tax fortemente voluta dal vicepremier Matteo Salvini, che anche venerdì scorso davanti ai consulenti del lavoro ha rilanciato la prospettiva di portare a casa i primi risultati già nel 2018, partendo, tra l’altro, proprio dai professionisti. E in questa direzione va il progetto di alzare in modo sensibile l’asticella di ricavi e compensi che consentono di sfruttare (già adesso) la tassazione al 15 per cento.

Una tassazione «sostitutiva» - e qui sta il principale dei vantaggi - perché “ingloba” oltre alle addizionali Irpef anche l’Irap. E non solo, perché non applicando l’Iva i forfettari (come peraltro già accadeva e accade ancora per i minimi, destinati a estinguersi con la fine naturale del regime) non liquidano l’imposta e sono esonerati dai principali adempimenti connessi.

È il caso ad esempio dello spesometro, per cui il decreto “dignità” in arrivo in settimana dovrebbe rendere l’invio dei dati 2018 a cadenza annuale, e della fattura elettronica tra privati. Dal 2019, infatti, né minimi né forfettari saranno obbligati a inviare le loro fatture in formato digitale anche se poi dovranno accedere online a quelle di cui saranno destinatari. Ecco perché il regime istituito dalla Stabilità 2015 e, inizialmente accolto da critiche per le soglie molto più restrittive e per il meccanismo meno conveniente sia in termina di aliquota che di determinazione del reddito rispetto ai minimi, sta raccogliendo sempre più adesioni.

L’anno scorso quasi il 36% di chi ha aperto una partita Iva ha scelto questo regime agevolato: si è trattato di poco più di 182mila tra ditte e autonomi. In realtà, già da ora è possibile stimare che il forfettario “ospiti” tra 600 e 700mila partite Iva. Una cifra a cui si arriva dalla somma tra opzioni all’apertura e altri ingressi: secondo le statistiche sulle dichiarazioni dei redditi presentate nel 2017, infatti, le partite Iva con tassazione sostitutiva al 15% erano poco più di 483mila. Anche perché nel forfettario (ed è un’altra significativa differenza con i minimi) si può entrare anche dopo, naturalmente nel rispetto delle condizioni previste.

E qui si innesta il progetto su cui in questi ultimi giorni si sta lavorando al ministero dell’Economia. Un progetto che va oltre l’attuale autorizzazione comunitaria a prevedere regimi speciali per i soggetti Iva, che si ferma a 65mila euro. L’obiettivo è portare il limite di compensi e ricavi a 100mila euro, naturalmente chiedendo un via libera a Bruxelles. Un conforto in questo senso potrebbe arrivare da qualche richiesta arrivata di recente anche da qualche altro Paese. È chiaro che, se poi arrivasse l’ok, bisognerebbe capire se alzare a tutte le categorie la soglia (magari agendo sulla leva del coefficiente di redditività con cui si determina l’imponibile) o rimanere nel solco attuale con limiti differenziati.

Numeri delle statistiche fiscali alla mano, restringendo il campo ai soli professionisti e considerando le classi di volume d’affari, potrebbero essere almeno tra 500mila e 550mila i potenziali interessati a questa sorta di forfait a maglie larghe (una stima che si ottiene decurtando i 120mila contribuenti per cui non risulta dichiarazione Iva). È chiaro che anche questa operazione richiede il reperimento di coperture: le prime cifre circolate parlano di oltre 800 milioni. E si tratterà di capire se si riuscirà a includere il progetto di un nuovo regime delle start up con aliquota al 5%, che dovrebbe rafforzare quello attuale, annunciato negli ultimi giorni dal sottosegretario all’Economia, Massimo Bitonci (Lega).

 

[Fonte: Il Sole24Ore]


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